Per definizione, il “lavoratore solitario” non è soggetto a sorveglianza o ad interazione con altri.
Poiché il rischio specifico può derivare da questa condizione, per quanto possibile, è raccomandabile una sistematica riduzione preventiva delle situazioni solitarie con una strategia ad hoc, ovviamente proporzionata al compito e ai rischi individuati.
Anche nel semplice accesso all’archivio-seminterrato, per esempio, è possibile adottare sistemi più o meno formalizzati, all’avviso orale di un compagno di lavoro, registri, telefoni o citofoni, dispositivi elettronici che avvisino in caso di caduta “funzione uomo a terra ” chiamata anche “funzione man down”, video camere fino a controlli periodici di sorveglianti.
Il supervisore, nel campo della sicurezza, può assumere il ruolo di riferimento interattivo e garantire una strategia di contenimento del rischio anche in caso di attività estese con un basso rapporto occupati/superficie. Per il suo ruolo di guida, assume rilievo anche per gli apprendisti e i lavoratori atipici, in caso di cambio mansione o per neoassunti.
Le modalità di controllo/interazione possono includere:
L’importante è che la frequenza e la modalità di supervisione sia una scelta gestionale da programmare senza fai-da-te al momento. Può essere utilmente adottata una procedura di dichiarazione di presenza/verifica, tramite la pressione di un tasto su di un dispositivo elettronico.
Il datore di lavoro dovrebbe accertarsi che i lavoratori che svolgono le loro mansioni da soli siano in grado di farlo anche da un punto di vista medico soprattutto se la mansione prevede una sorveglianza sanitaria.
L’idoneità di un lavoratore non riguarda solo la salute fisica, ma anche quella mentale; in caso di incidente o di emergenza, infatti, servono prontezza di capacità di affrontare il carico emotivo e di stress.
A sua volta il lavoratore deve essere consapevole di condizioni anche temporanee che possono richiedere una maggiore cautela indeterminate circostanze.
A seguito di una formazione completa ed efficace i lavoratori solitari dovrebbero conoscere e sapere attuare autonomamente le procedure di emergenza dei propri reparti, locali o ambiti di lavoro.
Deve essere garantito un accesso agevole alle cassette di primo soccorso anche negli orari di chiusura, oppure e possibile fornire al lavoratore un kit trasportabile per il trattamento di piccole ferite o l’automedicazione ( associato al relativo corso di primo soccorso )
Dotare il lavoratore isolato di dispositivi elettronici che avvisi in automatico e/o manuale in caso di malore, caduta, e/o altro evento..
Queste indicazioni possono possono essere declinate secondo il caso e sproporzionate ma non scartare in quanto superflue o eccessive.
Volendo fare un esempio, si consideri l’ultimo lavoratore che lascia l’ufficio prima di una festività e rimane chiuso in ascensore per un banale interruttore che non fa contatto. In questa eventualità occorre sapere cosa deve fare il lavoratore, quanto può aspettare e se c’è qualcuno non in ferie nel palazzo oppure se dovrà rimanere ore ala chiuso in attesa dei soccorsi.
Caso molto più grave se questo lavoratore sviene e/o cade a terra nell’ascensore e/o nell’edificio, e non ha nessun dispositivo con la funzione uomo a terra in dotazione, ed è impossibilitato a chiamare i soccorsi.
Se il rischio per i lavoratori solitari diventa o rimane elevato nonostante le misure di prevenzione e di protezione, è bene rivalutare l’organizzazione delle attività ed eventualmente rinunciare la lavoro singolo.
Senza supervisione o collaborazione sono vietati o non dovrebbero essere effettuati:
Per queste e altre attività pericolose è bene prevedere sempre un aiuto e non solo di tipo quantitativo, ma anche qualitativo.